allora e sappiano che la voglia di sopraffazione e di dittatura è
sempre viva in una parte della nostra società”
Arrestato il 7 aprile 1944 con altre 75 persone nel corso del rastrellamento delle forze nazifasciste iniziato due giorni prima, fu portato al santuario della Benedicta e fucilato. Riuscì a sottrarsi al massacro benché ferito e tentò la fuga, che durò però soltanto qualche giorno. Nuovamente catturato, il partigiano “Crik” fu deportato nel lager nazista di Mauthausen-Gusen, dove gli fu assegnato il numero 63783 e aderì alla resistenza interna del campo, organizzando sabotaggi alla catena di produzione dei carrelli degli aerei per conto della Messerschmitt AG, fino a partecipare alla liberazione del campo, che avvenne ai primi di maggio del 1945.
Rientrato in Italia, tornò alla vecchia passione per la bicicletta, diventando amico e segretario di Fausto Coppi e partecipando a molte competizioni, tra cui il Giro di Lombardia del 1951 e la Milano-Sanremo del 1952.
Il suo impegno antifascista è proseguito anche nel dopoguerra e prosegue instancabilmente fino ad oggi, organizzando e partecipando a un gran numero di iniziative (specialmente rivolte ai giovani e giovanissimi) per testimoniare i valori della Resistenza e della solidarietà umana. Emigrato in Belgio e stabilitosi a Bruxelles per seguire Suzanne Mercier, sua moglie dal 1958, fu uno dei primi funzionari italiani della Commissione delle Comunità Europee.
Nel suo impegno per la comunità italiana emigrata fu Presidente del COASCIT, il Comitato Assistenza Scolastica Italiana, ed è tutt’oggi Presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) in Belgio, così come Presidente dell’Associazione Internazionale dei Funzionari Europei Resistenti, Deportati e Internati, e responsabile per il Belgio dell’Associazione Combattenti e Reduci.
All’inizio del 2008 è stato pubblicato il suo libro “La mia corsa a tappe (Nº 63783 a Mauthausen)”, con l’appoggio dell’Associazione Memoria della Benedicta (Le Mani, Genova), nel quale, secondo le sue parole nell’introduzione, Ennio Odino, dopo più di sessant’anni, fissa per la prima volta su carta la sua testimonianza, “soprattutto per i giovani d’oggi… affinché prendano coscienza di ciò che avvenne allora e sappiano che la voglia di sopraffazione e di dittatura è sempre viva in una parte della nostra società”.
Visita a Mauthausen con Ennio Odino da arcoiris.tv