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Milan Tomovic

milan tomovic

Milan Tomovic nasce nel villaggio di Donja Rzanica vicino a Berane nel 1921.
Il padre Radisav è un ricco industriale, che con lo scoppiare della guerra decide di trasferirsi negli Stati Uniti, cosa che Milan criticherà severamente, mentre la madre Ljubica resterà a fianco dei suoi sei figli, tutti partigiani.
Nel 1925 la famiglia Tomovic si trasferisce a Brezojevice villaggio vicino Plav (nord-est del Montenegro).
Milan consegue il diploma presso la Scuola di Grammatica di Berane poco prima della guerra, risultando essere il miglior allievo della sua generazione.

Nel 1940 entra a far parte de “l’ Unione della gioventù comunista jugoslava” (SKOJ) partecipando attivamente il 13 luglio 1941, in coincidenza dell’anniversario dell’Indipendenza del 1878, alla prima rivolta popolare in Europa contro l’occupazione italiana, che porta alla liberazione di ampi settori del Montenegro.

Nella primavera del 1942 Milan viene arrestato vicino a Berane e tradotto nel campo albanese di “Tepe” nei pressi di Schoder. Nel settembre dello stesso anno viene trasferito in Italia, nel campo di “Colfiorito”.

Fugge dal campo il 22 settembre insieme agli altri internati montenegrini e si nasconde a Foligno protetto da una suora antifascista e antinazista.
Qui entra in contatto con un gruppo partigiano di Spello di cui diviene presto il comandante, che opererà nella zona del Subasio e lungo la Statale 75, da Foligno ad Assisi. Ad assegnargli tale comando è direttamente Mario Angelucci , uno spellano, membro della giunta militare del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN).

A fine dicembre 1943 Tomovic viene ricoverato per tubercolosi, malattia che già sapeva di avere ma che teneva nascosta per paura che questa fosse vista, dagli altri partigiani, come un impedimento a combattere.

Verso la prima metà di giugno 1944, pochi giorni prima che giungessero gli Alleati a liberare Foligno e Spello, il Comandante con la sua brigata stava preparando un piano per liberare, dal campo di concentramento di Campello, i civili italiani catturati durante i vari rastrellamenti e pronti per essere deportati in Germania.
Il piano non viene portato a termine per il sopraggiungere di una crisi cardiaca.
Lo porteranno, clandestinamente, prima all’ospedale di Foligno e poi a quello di Perugia, dove morirà, nel padiglione del professore Riccitelli che lo stava ospitando e proteggendo sotto falso nome.

Viene sepolto nel cimitero di Perugia, successivamente le sue ossa vengono portate nell’ossario comune di San Sepolcro.

Fonti:

Si ringrazia la professoressa Tatiana Krizman, collaboratrice dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia, per la traduzione dei testi